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La notte innocente

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Questo libro mi è stato gentilmente donato dall’autrice una domenica mattina soleggiata e ventosa, mentre, seduti al tavolino di un bar di Roma, insieme ad amici comuni, cercavamo di condividere qualche idea sulla scrittura e più in particolare sulla poesia. Leggere un libro, dopo averne conosciuto l’autore, predispone il lettore a una particolare e privilegiata attenzione verso le singole parole che, unendosi tra loro nell’armonia dei versi, intessono i pensieri più importanti, così come, le stesse parole, esaltano sfumature di pensiero adagiate sommessamente nel libro. Scorrendo le sue poesie ho vissuto la medesima esperienza avuta durante il breve tempo trascorso insieme all’autrice, cioè quella di percepire la sua capacità di ascolto e di pacata sensorialità percettiva di ciò che la circonda. La sua attenzione particolare alle parole, caratterizzate da una sorta di ripetitività concettuale, tendono a produrre una danza liberatoria delle migliori energie vitali. Tale danza è amabilmente indotta e smossa dal vento, il quale sembra essere il leitmotiv di tutta la raccolta, simbolo forse dell’unico soffio vitale che generò l’umanità. Il vento è un narratore che imbastisce le storie e dà voce a chi voce non l’ha, per costituzione fisica, come le pietre e i fiori, o per distanze temporali insormontabili, come per le anime di coloro che anticamente vollero dire qualcosa nei simboli: “Inquieto, accattivante, enorme masso / […] / richiami secoli sconosciuti / dove solo la fantasia mi porta. / Intorno silenzio. / E scoiattoli / e cervi riportano al bosco / a felci verdissime / piegate dal solito vento / che accarezza tutto / e che tutto ascolta / come se parlassero ancora / le pietre, i simboli, i fiori. / Occorre viverlo il vento / e ascoltarne, nel silenzio, / il racconto.”, (“Dolmen…”, pag. 67). Ma la cosa veramente interessante di questo libro è, a mio avviso, l’evidente ricerca dell’autrice di una comunicazione universale che passi dal particolare, nonché la sua attenta ricerca della novità, di cui la persona altra da sé è detentrice, oltreché cassa di risonanza per percepire più nitidamente le specifiche proprie novità, ciò che, sommessamente, transita dentro la propria anima: “Cara vita mia / sei come la vita di tutti. / Per curve strane e incontri di occhi / trasciniamo una storia / unica e sola, / unica e mai nostra / veramente… / In fondo, quando saltiamo, / cerchiamo tutti di volare… / La mia vita è offerta / alla vita.”, pag. 75.
Uno sorta di stupore pervade tutta la raccolta, ma, essendo calibrato sulla personale esperienza di vita dell’autrice, non è mai inutilmente esaltante, esso sembra nascere dalla capacità, quasi inaspettata, di rivivere il passato liberato dall’eventuale peso di dolore: “[…] Non so da quanto ci conosciamo / non ricordo se ti ho amato mai / è nuovo l’intreccio dei corpi. / […]”, (pag. 66).
Sono, inoltre, particolarmente ben riuscite, le quindici poesie iniziali della sezione intitolata “Infanzie nel vento”, in cui Gabriella introduce il lettore, con assoluta pacata serenità, nella stanza di una bambina che aspetta la morte nel suo letto di ospedale: “Sto per entrare in una minuscola stanza. / Ascolto voci di bimbi che piangono / […] / Sento la mia ansia aumentare / ma respiro forte ed entro / convinta e serena.”, (pag. 15). Con la bambina avviene uno scambio, Gabriella le legge alcune poesie, tra cui alcune sul vento, la bambina è contenta; poi scrivono insieme, e infine: “[…] / La saluto con un bacio. / Mi dice in un sussurro: ‘Torna’”, (pag. 22). La triste dipartita: “Ti ringrazio, Fosca, / piccola poeta, poetina. / […] / il tuo vento mi aiuterà / per altre notti / che verranno.”, (pag. 23).
Concludo affermando, molto semplicemente, una sensazione che mi ha accompagnato per tutta la lettura, e cioè che la poesia della Gianfelici è fluida, segue rivoli di sincerità, l’autrice è serena perché sa cosa dire e non attende certo consensi o plausi per poterlo dire. Buona lettura.

 gabriella gianfelici - 21/02/2009 18:42:00 [ leggi altri commenti di gabriella gianfelici » ]

Cari amici e amiche,
caro Roberto che ha commentato "La notte innocente": grazie.
Amo la poesia da quando, molto piccola, mio nonno mi insegnò a leggere e amando lui stesso Leopardi ne ascoltavo le poesie.
Ho cercato e cerco sbagliando, soffrendo, vivendo nel modo più sentito che posso;cercare la strada della parola e della poesia che apra altri orizzonti, che sia stimolo alla vita e che non ci faccia perdere il lume del desiderio e quindi della speranza.
Le vostre parole sono per me un balsamo: significano che i versi arrivano, tremano dentro noi stessi, sortiscono l’effetto di sentirci uniti da quel sottile eppure arduo- difficile- acuto, corda che vibra, che chiede, che esiste, che siamo chiamati a testimoniare: la vita. Un abbraccio sincero a voi tutti e tutte,
Gabriella

 Licia Gaglio - 21/02/2009 18:18:00 [ leggi altri commenti di Licia Gaglio » ]

Ho vissuto con Gabriella a Camaldoli un seminario di poesia indimenticabile. In quei giorni, vicini a Natale, Gabriella insegnava a giovani e ad adulti a far nascere dentro di sé scintille di poesia e intanto ci regalava musica di vita. Ascoltavamo i suoi versi sospesi in un silenzio vibrante, scandito soltanto dal lieve poggiarsi della neve sui rami degli alberi del bosco, che circondava l’antico convento dei frati camaldolesi.
Profumo di natura tutt’intorno, soffio leggero di vento, assistevamo al bianco splendore di una coltre che si andava adagiando vicino a noi. Nasceva armonia di parole, ci sentivamo “onda di sillaba” (pag 34) nella magia di quell’atmosfera, che sembrava suggerire ritmi e suoni.
La natura, tanto amata da Gabriella, era lì per creare dentro ciascuno di noi il proprio paesaggio – stato d’animo.
“La notte innocente” era nato da pochi mesi, Gabriella ne aveva portato con sé alcune copie, ma i giovani che la richiedevano erano molti di più. Che cosa affascinava tanto di quel libro me, non più giovane, e molti ragazzi delle scuole superiori? Provai a parlarne con loro. Ognuno di noi sentiva un grande senso di libertà nell’espressione poetica di una natura potente e tenera, che ci guidava “nel sentiero di un profumo vagabondo” (pag. 33) ed era per noi “dolce errare senza traccia” (pag 33). Percepivamo il piacere profondo dell’attimo in cui ognuno “può sgabbiarsi l’anima / stendersi sui teli del vento” (pag 54).
Ecco, Gabriella ci regala con questo libro il sapore, l’odore, il gusto del vento, delle maree, dei crepuscoli e delle albe eterni.
Ci fa “annusare la strada libera e lieve” (pag. 74), “il profumo della verità dell’essere che vive” (pag 64). E’ quest’amore forte per la vita , che respiriamo in ogni poesia de “La notte innocente”, che ci fa amare subito questo libro.
Nella sera conclusiva del Convegno di poesia condotto da Gabriella, mentre lei raccoglieva i suoi libri ed io osservavo la cura affettuosa che metteva nei suoi gesti, mi diceva: “Sai… penso che si può vivere di poesia”.

Licia Gaglio

 Greta - 19/02/2009 19:30:00 [ leggi altri commenti di Greta » ]

Meraviglioso commento.
E’ assolutamente rispondente alle pieghe dell’anima di Gabriella.

Piana,serena, accogliente. Gabriella ti ascolta, ti accarezza con le parole che semplici ti avvolgono l’anima.

Una scrittura autentica, pienamente aderente al senso più profondo della vita.

 Francesco De Girolamo - 16/02/2009 18:56:00 [ leggi altri commenti di Francesco De Girolamo » ]

Una recensione davvero bella e penetrante, in perfetta sintonia, da un ambito critico, con quello che è il lavoro sulla scrittura poetica di Gabriella Gianfelici:restituire alla parola la sua dimensione integra, spoglia, autentica, di essenza riposta delle cose, di sincera testimonianza della propria condizione, delle quotidiane ferite patite e atrocemente "osservate", delle speranze non vinte, delle assenze insanabili cui l’urgenza del dire non si rassegna.
Poesia vera, schietta, civile, "sommessamente" alta, da additare ad esempio.
Complimenti anche per il bellissimo spazio.
Un caro saluto.
Francesco De Girolamo

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